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Come una vertebra l’una sopra l’altra, eventi, persone e fatti, si susseguono lungo il tracciato della storia, influendo sul nostro modo di pensare, di comportarci e di guardare al mondo, ovvero, costruendo “la nostra colonna vertebrale”.

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FIRMA IMPORTANTISSIMA

Un medico di Fabrizio De André

Pubblicato da Matteo On 00:53
Avevamo parlato qualche tempo fa della poesia di Edgar Lee Masters dedicata alla figura del medico. In Italia questa poesia è stata, però, resa famosa dal cantautore-poeta Fabrizio De André, che l'ha riadattata e incisa nell'album "non al denaro, non all'amore, ne al cielo", dedicato per l'appunto alla raccolta "Antologia di Spoon River" del suddetto autore. Per avere due indicazioni di carattere generale, prima di dedicarci nello specifico alla canzone, l'album, il quinto, è uscito nel 1971. Faber spiega la scelta di incedere questo disco " Avrò avuto diciott'anni quando ho letto Spoon River. Mi era piaciuto, forse perché in quei personaggi trovavo qualcosa di me. Nel disco si parla di vizi e virtù: è chiaro che la virtù mi interessa di meno, perché non va migliorata. Invece il vizio lo si può migliorare: solo così un discorso può essere produttivo."
"Un medico" questo è il titolo con cui si presenta la canzone che prende spunto da "Dr. Siegfied Iseman", poesia di Masters. Faber utilizza per la propria rielaborazione la traduzione della poetessa italiana Fernanda Pivano, che con grande coraggio durante il ventennio fascista, nonostante la repressione delle idee liberali, aveva tradotto la raccolta, e instaura, inoltre, un rapporto di profonda amicizia con lei. Il concetto è il solito che avevo illustrato nel post precedente (dedicato alla poesia originale), è un testo poetici scritti sotto forma di epitaffio che parla del medico di una piccola cittadina, Spoon River, che essendo morto non ha più niente da perdere e può raccontare la sua vita con assoluta sincerità.
Vediamo ora il testo:

Da bambino volevo guarire i ciliegi
quando rossi di frutti li credevo feriti
la salute per me li aveva lasciati
coi fiori di neve che avevan perduti.

Un sogno, fu un sogno ma non durò poco
per questo giurai che avrei fatto il dottore
e non per un dio ma nemmeno per gioco:
perché i ciliegi tornassero in fiore,
perché i ciliegi tornassero in fiore.

E quando dottore lo fui finalmente
non volli tradire il bambino per l'uomo
e vennero in tanti e si chiamavano "gente"
ciliegi malati in ogni stagione.

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare
mi spedirono il meglio dei loro clienti
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale:
ammalato di fame incapace a pagare.

E allora capii fui costretto a capire
che fare il dottore è soltanto un mestiere
che la scienza non puoi regalarla alla gente
se non vuoi ammalarti dell'identico male,
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.

E il sistema sicuro è pigliarti per fame
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza,
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve,
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza.

E un giudice, un giudice con la faccia da uomo
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione
inutile al mondo ed alle mie dita
bollato per sempre truffatore imbroglione
dottor professor truffatore imbroglione.

Il brano è di semplice comprensione dei concetti e della storia, a differenza di tanti altri testi di De André, ma allo stesso tempo rimane uno dei più profondi, che scaturisce inevitabilmente nello una serie di riflessioni. Se poi sei un giovane studente di medicina, può quasi incutere un po' di paura, sicuramente tristezza. Il mondo con cui accingiamo a confrontarci, nonostante si basi sulla cura del prossimo, è spietato e dettato dalle solite leggi del guadagno e del potere su cui si basano tutti gli altri mestieri. E' quindi possibile mantenere una sincera umanità e predisposizione per l'aiuto del prossimo, senza cadere nel buio dell'anonimato o addirittura essere considerati delinquenti? Non trovo una risposta definitiva a questa domanda, penso solo che è necessario provarci e che le nuove generazioni, considerate senza ideali e guidate solo dalle influenza dei mass media , abbiano ora la possibilità di riscattarsi, cercando di smuovere questo sistema e costruirne uno nuovo.

1 Response to "Un medico di Fabrizio De André"

  1. Anonimo Said,

    Proviamo anche a guardarla da un altro punto di vista: è vero che il senso di umanità, e l'amore - in senso lato - sono caratteristiche che siamo soliti attribuire all'archetipo di "buon medico", ma io penso che non di rado si rischi di calcare troppo la mano su questi aspetti. Mi spiego: cedere alla logica del professionista senza scrupoli che fa solo "un mestiere" come tanti altri è pericoloso quanto essere convinti di avere una sorta di missione umanitaria nel mondo. Il concetto della professione di medico vista anche semplicemente come "lavoro" puro e semplice ha in sé anche elementi che oserei definire sani, necessari per non mistificare il proprio ruolo nel mondo, per mantenere quel minimo di distacco e discernimento che sono necessari per svolgere bene il proprio compito assistenziale e per capire quando fare un passo indietro. Non so se mi sono spiegato; ovviamente, poi, è giustissimo tutto quello che hai scritto, volevo solo buttare lì una mia riflessione. mp

     

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