Voglio proporvi un articolo che ho letto, ormai neanche troppo di recente, sulla rivista dell’ordine dei medici Firenze (Toscana Medica del N° 6, giugno 2009). Ho trovato questo articolo molto interessante, non solo come studente di medicina, ma anche come membro della società, e spero vi faccia riflettere. Senza altre presentazioni:
Povero Ippocrate! Di ANTONIO PANTI
“Consapevole dell’importanza e della solennità
dell’atto che compio e dell’impegno che assumo,
giuro:
• di esercitare la medicina in libertà e indipendenza
di giudizio e di comportamento rifuggendo
da ogni indebito condizionamento;
• …;
• di curare ogni paziente con uguale scrupolo
e impegno, prescindendo da etnia, religione,
nazionalità, condizione sociale e ideologia
politica e promuovendo l’eliminazione di
ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
• …;
• di prestare, in scienza e coscienza, la mia
opera con diligenza, perizia e prudenza e secondo
equità, osservando le norme deontologiche
che regolano l’esercizio della medicina
e quelle giuridiche che non risultano in contrasto
con gli scopi della mia professione”.
Queste sono alcune delle frasi più solenni della versione del giuramento di Ippocrate che accompagna il testo del Codice Deontologico, quel giuramento che i giovani pronunciano al momento dell’iscrizione all’Ordine. Potranno i medici mantenere questo impegno? È questa la domanda che i medici debbono porsi e porre alla società.
Il Parlamento impone ai medici di denunciare gli immigrati irregolari (le badanti degli anziani che ancora, dopo molti anni di attesa, non sono regolarizzate). Così la polizia le potrà subito espellere (e l’anziano resta solo?). E perché la polizia non se le trova da sola le badanti da espellere?
Però il medico, che certifi ca un mal di testa a un lavoratore, anche se di pura razza ariana, rischia cinque anni di carcere e la radiazione. Perché i lavoratori non autocertifi cano i primi giorni di assenza come avviene in altri paesi?
Il ginecologo non può offrire alla coppia desiderosa di figli tutte le opportunità della tecnica moderna. Deve piegare alla legge la scienza e gli interessi dei pazienti. Da poco la Corte Costituzionale ha messo i valori al loro giusto posto (ci sono ancora giudici a Berlino!) con una sentenza che annulla le norme più retrive della legge sulla PMA, quella per cui migliaia di coppie italiane migrano ogni anno verso centri esteri.
“La regola di fondo deve essere l’autonomia e la responsabilità del medico che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali”. Così decide la Corte Costituzionale e ripete questo assunto in diverse sentenze. Allora perché, secondo il recente disegno di legge sulle “direttive anticipate di trattamento”, la ventilazione artificiale si può interrompere e la nutrizione no, come se l’aria fosse meno importante del nutrimento? Cambierà maggioranza e si legifererà all’opposto? E una maggioranza parlamentare di otoiatri potrebbe obbligare a non rifi utare la tonsillectomia?
Insomma quale spazio di decisione ha oggi il medico? All’epoca in cui il paziente trova su Internet tutte le risposte a tutti i suoi problemi e il medico allora serve soltanto per soddisfare questi inutili e costosi desideri?
Attraverso i secoli il medico ha svolto il ruolo di garante sia sul piano professionale, grazie alla sua scienza, sia sul piano etico, perché mai avrebbe usato contro il paziente ciò che gli era stato confi dato (il segreto professionale) né avrebbe prescritto alcunché privilegiando il suo personale interesse. Un ruolo che è messo in crisi da una legislazione sempre più stringente, da un cittadino sempre più impaziente, da una fuorviante burocrazia.
Che testimone lasciare ai giovani medici? Che talora sembrano distratti rispetto alle problematiche etiche e sociali della professione. Invece bisogna tenere ben fermi i valori della medicina, le virtù del medico, anche ricorrendo a una sorta di obiezione di coscienza collettiva. Un medico rispettoso dell’autonomia del cittadino, autonomo egli stesso nelle scelte professionali, portatore di una deontologia forte e convinta. E, per favore, abbassiamo il volume delle leggi che rischiano di diventare soltanto grida a danno dei pazienti.
TM