PRESENTAZIONE BLOG

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Come una vertebra l’una sopra l’altra, eventi, persone e fatti, si susseguono lungo il tracciato della storia, influendo sul nostro modo di pensare, di comportarci e di guardare al mondo, ovvero, costruendo “la nostra colonna vertebrale”.

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FIRMA IMPORTANTISSIMA

Adeus José

Pubblicato da Matteo On 06:43
A una presentazione del genere, sarebbe naturale, seguisse un primo articolo di carattere medico, magari su uno dei padri della medicina, come Ippocrate o Galeno. Ho anche specificato, però, che il debito spazio sarebbe stato concesso ad argomenti di diversa natura e quando parlavo di “persone che hanno lasciato il segno nella storia” mi riferivo a individui del genere.

Appena due giorni fa (18/06/10), uno degli ultimi maestri del romanzo, intellettuale senza peli sulla lingua e difensore deciso delle libertà individuali, si è spento all’età di 87 anni. Il suo nome è Jose Saramago e chiunque abbia letto, anche solo, un suo libro, non può che esserne rimasto affascinato.

Nacque ad Azinhaga, nel Ribatejo (in Portogallo), il 16 novembre 1922. Ancora infante si trasferì a Lisbona, dove gli morì il fratellino. A causa delle gravi difficoltà economiche della famiglia, fu costretto ad abbandonare precocemente gli studi e continuare il suo approfondimento culturale da autodidatta. Entrò infine, dopo molti sacrifici, nel mondo dell’editoria.
A 25 anni, il primo romanzo Tessa do pecado, poi ripudiato come “figlio scapestrato”, che non venne accolto con benevolenza dal dittatore Salazar, dal quale l'autore era costantemente censurato, anche nell’attività giornalistica, e al quale Josè si era sempre tenacemente opposto. Una dittatura fascista non poteva andare giù ad uno che si era dichiarato, fino all’ultimo giorno, un comunista “e non me ne vergogno, anche se non potete chiamarmi stalinista, non l’ho mai sopportato”.Mentre continuava prolifica la sua attività giornalistica, il successo in campo letterario arrivò soltanto in seguito alla “Rivoluzione dei Garofani” del 1974, che mise fine alla dittatura di Salazar.
L’anno della morte di Ricardo Reis e La zattera di pietra gli valsero numerosi riconoscimenti della critica e un ottimo successo di pubblico. L’apice della sua carriera intellettuale arriva, però, negli anni ’90, con tre fra le più belle opere dell’era contemporanea: Storia dell’assedio di Lisbona, Vangelo secondo Gesù e Cecità.
Nel 1998 vince il Nobel per la letteratura, fra mille contrasti e critiche da parte della chiesa.

L’autore, dichiaratosi da sempre Ateo, tramite i libri e l’attività intellettuale, ha mosso critiche profonde alla chiesa cattolica e alla Bibbia che descrive un Dio “vendicativo, rancoroso, cattivo, indegno di fiducia”, tanto da incrinare i rapporti con il suo, amatissimo, paese natale e costringerlo a trasferirsi alla Canarie.
In Vangelo secondo Gesù, spiega “l’invenzione” di Dio come frutto “della follia umana, quella follia che nel mondo aumenta ogni giorno e fa dell’uomo l’unico essere irrazionale della terra” e descrive Cristo come uomo fra gli uomini, pieno di debolezze. Questo romanzo, come il più recente Caino, non andarono giù alla Chiesa, che continua, anche dopo la sua morte, a criticarlo e denigrare la sua lucida intelligenza.
Ieri l’ “osservatore romano” (non lo degno della maiuscola), ha “celebrato” la salma, non ancora sepolta, del grande Scrittore con queste parole “un uomo e un intellettuale di nessuna ammissione metafisica, fino all'ultimo inchiodato in una sua pervicace fiducia nel materialismo storico, alias marxismo. Lucidamente autocollocatosi dalla parte della zizzania nell'evangelico campo di grano, si dichiarava insonne al solo pensiero delle crociate, o dell'inquisizione, dimenticando il ricordo dei gulag, delle 'purghe', dei genocidi, dei samizdat culturali e religiosi”, convinta di assestare una sferzata decisiva all’autore, ma per fortuna, tanti quotidiani, sia cartacei, che multimediali, si sono mobilitati in difesa di José, e noi possiamo supporre, che, se fosse ancora vivo, egli avrebbe risposto ripetendo queste parole “Il Vaticano non deve pronunciarsi sui meriti letterari di chicchessia. Io non appartengo alla Chiesa, non sono credente, il mio lavoro è il mio lavoro. Ci sono molte cose delle quali il Vaticano dovrebbe preoccuparsi. Cose per le quali potrebbe avere un’azione benefica, e invece non ne ha nessuna”. Parole, che sono talmente attuali, da riuscire a portare nuovamente il manico del coltello in mano a Saramago, anche dopo la sua morte, trasmettendo a noi il messaggio, fondamentale, di guardare al mondo con razionalità e con interesse verso la conoscenza di tutto ciò che ci circonda, perché non siano le scialbe fiaccole issate dai “potenti” a catturare la nostra attenzione, imprigionando la nostra libertà di pensiero e distraendoci dai problemi sociali realmente degni di cura.
Lasciando alle pompose sale del Vaticano, prive di qualsiasi forma di umiltà (proclamata, dalla chiesa stessa, come uno dei caratteri principali del “buon cristiano”) le chicchere, strombazzate dal quotidiano del Papa, come il suono di un organo, ormai così intasato dalle monete nascoste nelle canne, da risultare solo fastidioso, a noi piace celebrare l’autore citando alcuni grandi intellettuali, addolorati, dalla sua morte:

“Un icona di decenza sociale” Luis Sepùlveda.

“ Ci mancherà molto, però continueremo a sentire la sua voce tramite l’eco dei suoi libri.” e ancora colui “che è stato sempre a fianco dei perdenti” Eduardo Galeano.

Adeus
Matteo Gironi


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